Venerdì 5 dicembre: Glauco Mauri e Roberto Sturno in "Una pura formalità" dal film di Giuseppe Tornatore, versione teatrale e regia Glauco Mauri, al Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

Da venerdì 5 a domenica 7 dicembre 2014
Caserta, Teatro Comunale Costantino Parravano
info 0823444051
 (feriali ore 20.45 - festivi ore 18.00)

Compagnia Mauri Sturno
in collaborazione con la Fondazione Teatro della Pergola
presentano

Una pura formalità
dal film di Giuseppe Tornatore
versione teatrale e regia Glauco Mauri

con Glauco Mauri e Roberto Sturno



e con
Giuseppe Nitti, Amedeo D'Amico,
Paolo Benvenuto Vezzoso, Marco Fiore

scene Giuliano Spinelli
costumi Irene Monti
musiche Germano Mazzocchetti

Una pura formalità è una lunga misteriosa notte, dove un uomo aiuta un altro uomo a cercare di capire quel viaggio, a volte stupendo e a volte terribile, che è la vita, Una squallida stanza di uno squallido Commissariato di Polizia. Si direbbe facile, in fondo, una stanza è una stanza. Ma c'è qualcosa di inquietante: tutto è sbilenco, una prospettiva irregolare, libri e faldoni ingrigiti dagli anni, sui muri misteriosi graffiti e un orologio senza lancette, come se il tempo si fosse fermato.
Quando il film uscì nelle sale nel 1994 fu accolto, per la sua inquietante novità, con una certa difficoltà da parte della critica. Oggi è considerato uno dei suoi film più belli in assoluto (lo stesso autore ne è convinto), un "piccolo capolavoro", ne erano protagonisti Gérard Depardieu e Roman Polanski con un giovanissimo Sergio Rubini.
Nell'allestimento teatrale, Roberto Sturno è lo scrittore Onoff e Glauco Mauri il Commissario, "L'intensità del racconto, il suo ritmo, illuminato da emozionanti colpi di scena, una razionale e al tempo stesso commossa visione della vita – dice Glauco Mauri – mi hanno spinto, in pieno accordo con Tornatore, ad una libera versione teatrale. Già il film ha una sua struttura sospesa fra cinema e teatro, e questo mi ha molto aiutato nel lavoro. E come negli "incontri" fortunati, la storia, così magnificamente raccontata nel film, ha fatto germogliare in me emozioni inaspettate che diventavano sempre più mie. Un'opera tanto più è valida quanto più dona a un interprete la possibilità di scoprire sfumature umane e poetiche in essa nascoste".
L'allestimento tenta di far rivivere tutta la forza drammatica della sceneggiatura, modificandone quelle parti che si presentavano con dei connotati troppo cinematografici e preservandone, al tempo stesso quell'intensità che dall'inizio ci avvolge nel suo misterioso intreccio.
Il racconto rimane oscuro fino al suo sconvolgente epilogo, dove i pezzi lacerati di una vita si compongono in una serenità inaspettata e commovente: un capovolgimento radicale di quello che sembrava un giallo. Un delitto è stato commesso e ne viene accusato un celebre scrittore, Onoff. Ma, pur con la tipica atmosfera di un thriller, Una pura formalità è un viaggio alla scoperta di se stessi, di quella che è stata la propria vita.
"Gli uomini sono eternamente condannati a dimenticare le cose sgradevoli della loro vita; e più sono sgradevoli e prima si apprestano a dimenticarle". Ecco ciò che scrive Onoff in uno dei suoi romanzi. Nella lunga notte di Una pura formalità cerca ansiosamente di ricordare.
Un altro uomo aiuta Onoff in questa faticosa ricerca di un passato che si è voluto dimenticare: un inquietante commissario di polizia, un personaggio duro e ironico, comprensivo ma implacabile.
Non può non sovvenire il ricordo del grande Dostoevskij e il rapporto tra Porfirij e Raskolnikov in Delitto e Castigo.
Tutto si svolge in una sperduta stazione di Polizia. Ma lo è veramente? E dove si trova? E quelle strane persone al suo interno, sono poliziotti? Cosa aspettano?
La storia fa nascere numerosi interrogativi ed è pervasa di "misteriosi perché". Il cinema ha le sue ricchezze espressive, il teatro ne ha altre che sono sue proprie. E su un palcoscenico, in questo caso, la parola assume un valore non solo di racconto ma anche di invito alla fantasia e alle domande.
Domande necessarie all'uomo per aiutarlo a cercare di comprendere quel viaggio a volte stupendo e a volte terribile ma sempre affascinante che è la vita.


Ufficio stampa per Teatro Pubblico Campano
Raimondo Adamo

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