Accolte dalla Corte d'Appello le ragioni di 100 lavoratori della ex MCI - Marcianise -

(Di Veniero Adriano Fusco) Si è conclusa dopo circa dieci anni una lunga battaglia giudiziaria che ha visto coinvolti circa 100 lavoratori casertani, impegnati con rapporti "a nero" in uno stabilimento di Marcianise dalla società MCI per la realizzazione di manufatti della multinazionale Montefibre, rappresentati dalla FIM CISL di Caserta e assistiti dal giuslavorista Domenico Carozza.

Ai lavoratori, impegnati a nero e senza che nulla risultasse dai libri aziendali o da altra documentazione, come buste paga e cartellini marcatempo, dopo il fallimento della società MCI era stato negato il pagamento delle retribuzioni e delle liquidazioni.

In primo grado, il Tribunale di Monza, competente a giudicare sulla controversia, aveva rigettato le istanze dei lavoratori avanzando dei dubbi sul fatto che un così alto numero di operai potesse essere impiegato irregolarmente senza che nulla risultasse e, pur avendo ascoltato i lavoratori come testimoni, aveva ritenuto che non si potesse provare l'esistenza di rapporti di lavoro "a nero" considerando generiche ed inattendibili le deposizioni in favore dei colleghi.

L'appello, proposto dall'avvocato Carozza dinanzi alla Corte di Appello di Milano, ha avuto invece diverso risultato e portato all'accoglimento dei ricorsi degli operai poiché la Corte ha chiarito che nelle controversie di lavoro ben possono essere ascoltati come testimoni altri dipendenti i quali hanno nei confronti della vicenda un mero interesse di fatto e non un interesse giuridicamente rilevante e, pertanto, il giudizio sulle testimonianze rese dagli operai è stato riformulato e queste sono state ritenute attendibili anche alla luce delle particolari condizioni in cui i lavoratori avevano operato. A queste fonti di prova, anche atipiche, ma sufficienti a dimostrare l'esistenza dei rapporti di lavoro, si è aggiunto il fatto che la Montefibre avesse stipulato con gli stessi operai una conciliazione per essere sollevata di ogni responsabilità per l'impiego delle maestranze della MCI.

Soddisfatto l'avvocato Carozza secondo cui "La Corte di Appello di Milano ha mostrato una spiccata sensibilità giuridica nell'orientare l'uso degli strumenti del diritto in ragione delle drammatiche condizioni di lavoro che costituiscono la norma in grandi parti del nostro Paese".

 

Caserta, martedì 19 aprile 2011

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