Peppe Barra in 'Sogno di una notte incantata', al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere Giovedì 25 febbraio

Giovedì 25 febbraio 2016, ore 21.00
Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
Info 0823799612 
Consorzio Campano Teatro e Musica
diretto da Nunzio Areni
presenta 
Sogno di una notte incantata
di Peppe Barra e Fabrizio Bancale
liberamente tratto da Lu cunto de li cunti di Giambattista Basile

con Peppe Barra

e Teresa Del Vecchio 
complesso strumentale
Paolo Del Vecchio, chitarra, mandolino
Luca Urciuolo, pianoforte, fisarmonica
Ivan Lacagnina, tammorre, percussioni
Alessandro De Carolis, flauti


scenografia Luigi Ferrigno
musiche Patrizio Trampetti
costumi Annalisa Giacci

video scenografie Alessandro Papa e Mariano Soria
illustrazioni Irene Servillo

regia Fabrizio Bancale

Un viaggio poetico e visionario a spasso nel cuore di Napoli attraverso i secoli, tra le fiabe di Giambattista Basile e il Pulcinella di Libero Bovio. Peppe Barra si imbatte in alcune tra le pagine più celebri della letteratura classica napoletana per innervarle con la sua dirompente ironia e la sua inconfondibile arte affabulatoria.
Tra canzoni, villanelle e musica colta, all'insegna della napoletanità di ieri…e di oggi. Fa caldo in questa notte d'estate. Fa caldo come sa fare caldo solo in una città del sud del mondo, come Napoli. Peppe Barra sta dormendo, o almeno ci prova. E sogna.
Sogna di aggirarsi in costumi seicenteschi all'interno di un mondo fiabesco e fantastico, tra luci accecanti e ombre nere, tra Principi e Orchi, tra fate, crudeli matrigne e animali parlanti.
E' l'universo barocco de "Lo cunto de li cunti", noto anche come "Pentamerone", la raccolta di fiabe di Giambattista Basile, considerata il monumento della cultura e della fantasia di un intero popolo: quello napoletano, naturalmente.
Un'opera che ebbe larga diffusione nella civiltà europea dell'epoca tanto da costituire, nelle varie elaborazioni successive, un patrimonio comune a tutte le culture mondiali (da Charles Perrault, ai fratelli Grimm, fino ad arrivare a Walt Disney, giusto per citarne alcuni).
E nell'universo fiabesco di Basile si canta, si balla, si ride…si sogna. Poi un rumore improvviso nella notte, o forse solo il caldo che non dà più tregua e Peppe Barra si sveglia di soprassalto. Prova a riaddormentarsi per riacciuffare nuovamente quei buffi e poetici personaggi raccontati da Basile, ma i sogni, si sa, sono spesso capricciosi e sfuggenti.
Così Barra si ritrova a indossare il costume di Pulcinella, come raccontato da Libero Bovio. Pulcinella, il simbolo universale della napoletanità di cui incarna l'esuberanza, il virtuosismo mimico e canoro, lo spirito ironico, canagliesco e generoso, la filosofia pratica e disincantata, è morto ed ha ottenuto da san Pietro una breve licenza per poter salutare la moglie Colombina.
Ma la Napoli che Pulcinella ritrova non è la stessa che aveva lasciato pochi anni prima: tutto è cambiato, non ne riconosce le strade, i passanti. Tutti corrono, si affannano e nemmeno lo riconosco. Forse, la Napoli di oggi non ha più bisogno di Pulcinella. Non ha più bisogno di favole e poesia.
Il viaggio poetico e visionario, un vero e proprio Sogno di una notte incantata, inizia con la fiaba de I sette palombelli, che la regia ha deciso di utilizzare come fil rouge dell'intera narrazione.
Pian piano, intorno alla vicenda di Gianna che va alla ricerca dei suoi sette fratelli dai riccioli d'oro, Peppe Barra svela alcune delle più belle favole satiriche della tradizione partenopea: conosciamo l'ingenuo Vardiello, la papera d'oro, l'orco disperatamente innamorato del giovane Carcaverchia e tanti altri personaggi ironici e fatati.
Teresa Del Vecchio veste i panni della piccola e biondissima Gianna, e il simpaticissimo pasticcione Vardiello, regalando momenti di pura allegria.

Ufficio stampa per Teatro Pubblico Campano
Raimondo Adamo

Commenti