Il taglio obliquo dell'anima - Maurizio Monaco espone alla Reggia - 14 maggio - 1 giugno

(Di Candalino Salvatore) - Sabato 14 maggio, alle ore 18.30, presso la Reggia – Salone di rappresentanza della Pro Loco di Caserta sarà inaugurata la mostra del M° Maurizio Monaco intitolata "Il taglio obliquo dell'anima", presentata da Carlo Roberto Sciascia, curata da Lyna Lombardi ed allestita dagli architetti Immacolata Fusco e Patrizia Moschese; in occasione dell'evento, promosso dall'Associazione Culturale Ars Supra Partes in collaborazione con la Pro Loco di Caserta, la Fidapa "Calatia" di Maddaloni, la Lynart e l'Associazione Culturale "Ars Supra Partes" è stato edito un catalogo con tavole a colori e testo critico di Carlo Roberto Sciascia.

La cerimonia di inaugurazione, si avvarrà degli interventi dello storico d'Arte Salvatore Costanzo e della Presidente della Fidapa "Calatia" prof. Wilma Ambrosio Ruccia.

La serata, presenziata dal Presidente della Pro Loco di Caserta dott. Francesco Giaquinto, sarà allietata dall'intermezzo musicale di Francesco Colella (voce e chitarra), che proporrà musica leggera e popolare.

Nella pittura di Maurizio Monaco più recente il maestro stende il colore con pennellate che, ampie o fitte, restano nette sulla superficie e per colori distinti; il risultato è una moltitudine di pennellate che impongono all'insieme un grande movimento al colore e alle forme proposte in un linguaggio pittorico emergente spontaneamente dalla superficie dell'opera. l'artista è tempo tornare a dipingere le emozioni, i desideri, le intime sensazioni.

"Il campo espressivo si avvale di una forza prorompente - afferma Carlo Roberto Sciascia nel suo testo critico - evolventesi in sempre innovative immagini in bilico tra il miraggio ed il paesaggio lunare in una metafisica silenziosa dagli evanescenti accenti intimistici; la dinamica di precise implicazioni spazio temporali capta l'essenza di una percezione apocalittica di un'umanità alla ricerca di nuovi o, forse, antichi valori, mentre avverte in sé una forza dirompente per quella capacità riflessiva tipica della pittura. Le sue opere, dalla tecnica raffinata e dalla notevole qualità espressiva, si avvalgono dell'esperienza e delle ricerche condotte in tanti anni di attività, le quali hanno portato l'artista ad attuare un mirabile equilibrio tra il razionale, preciso nelle sue definizioni, e l'irrequietezza segreta, che sempre fa  sentire  la sua presenza. In  questo sovrapporsi di territori dell'anima le figure, stagliantisi in un'immaterialità turbante, si aprono verso un infinito atemporale ove si soprappongono molteplici dimensioni in codici arcani, delle quali recepiamo un solo linguaggio ipotizzato, però, in forme e colori dell'impercettibile e dell'impossibile in una vigorosa materializzazione dell'invisibile proposta nella sterminata temporalità del futuro".

La mostra proseguirà fino al 1° giugno 2011 con il seguente orario: 9.15 – 12.45 giorni feriali, 9.30 – 12.00 la domenicae su appuntamento (tel. 0823/32 20 81 - 338/79 22 753).

 

 

La metafisica proiezione di Maurizio Monaco

 

di Carlo Roberto Sciascia

 

Nel tentativo di forzare una realtà avanguardistica concettuale di moda, dettata dal sistema dell'arte ma non rispondente alle istanze della società contemporanea, Maurizio Monaco ricerca elementi fondamentali non legati ad un luogo o ad un tempo, ma insiti nella stessa umanità e nella sua proiezione verso il futuro, ed intraprende un iter personale mirante all'essenzialità ed al recupero di valori esistenziali universali, il tutto filtrato in una visione del tutto originale, intrisa di esperienze sofferte, di slanci decisi e paure ataviche, di introspezioni, di speranze ed illusioni.

Il maestro offre la visione di <apparenze> silenziosamente in viaggio verso il nulla, in un'atmosfera decisamente surreale e di estrazione metafisica sospesa nel tempo, attraversando spazi impalpabili pieni di etere, mentre profumi e chiarori fanno rivivere tanti segreti ed arcane pulsioni; ... e l'universo infinito, in perenne rarefazione, si espande alla conquista del nulla e si concentra nel silenzio assoluto.

Il campo espressivo si avvale di una forza prorompente, evolventesi in sempre innovative immagini in bilico tra il miraggio ed il paesaggio lunare in una metafisica silenziosa dagli evanescenti accenti intimistici; la dinamica di precise implicazioni spazio temporali capta l'essenza di una percezione apocalittica di un'umanità alla ricerca di nuovi o, forse, antichi valori, mentre avverte in sé una forza dirompente per quella capacità riflessiva tipica della pittura.

Le sue opere, dalla tecnica raffinata e dalla notevole qualità espressiva, si avvalgono dell'esperienza e delle ricerche condotte in tanti anni di attività, le quali hanno portato l'artista ad un mirabile equilibrio tra il razionale, preciso nelle sue definizioni, e l'irrequietezza segreta, che sempre fa  sentire  la sua presenza. In  questo sovrapporsi di territori dell'anima le figure, stagliantisi in un'immaterialità turbante, si aprono verso un infinito atemporale ove si soprappongono molteplici dimensioni in codici arcani, delle quali un solo linguaggio ipotizzato, però, in forme e colori dell'impercettibile e dell'impossibile in una vigorosa materializzazione dell'invisibile proposta nella sterminata temporalità del futuro.

L'umanità è al centro del discorso di Maurizio Monaco, un'umanità che vive un'inquietante realtà spazio-temporale animata da riverberi armoniosi ed ombre incombenti, che si proietta verso la seduzione di gelidi cieli nel tentativo di svelare l'incomprensibile mistero dell'esistenza ancorata su questa terra; in un dinamismo germinale parvenze umane, quali conturbanti presenze, si incamminano al limite del mondo e trepidano di fronte alla fuligginosa tensione latente mentre vanno verso l'ignoto in un incessante viaggio che all'orizzonte propone il dissolversi della materia nello spazio infinito: tutto è pace, è "nulla" in un orizzonte segnato da imperscrutabile presagi ma rischiarato dalla speranza.

Heidegger, nel suo libro "Che cos'è la Metafisica" afferma che "il nulla è la totale negazione del complesso degli essenti" e che "l'angoscia rende manifesto il Nulla" perché è l'angoscia che ci rende sospesi e fa si che l'essente nella totalità si eclissi". È il "nulla", infatti, che accoglie l'umanità in cammino, che è l'oblio eterno. È la civiltà dell'uomo che, come sostiene Vattimo, si abitua a convivere con il "niente", ad esistere senza nevrosi in una situazione dove non ci sono garanzie e certezze assolute, ma solo accordi, convenzioni.

È, forse, proprio questo il messaggio, che inconsciamente Maurizio Monaco vuole lanciare nel vedere ovunque il crollo dei valori e dei punti di riferimento, nell'assistere all'affermarsi del qualunquismo, della prevaricazione, dell'arroganza; il suo è un seme in grado di schiudersi a sensazioni intime e forti passioni, di vivificare di baluginanti chiarori e di conturbanti chiaroscuri l'esistenza, di emettere vigorosa linfa per l'uomo e per l'arte. È il nulla il miraggio, un nulla ove le passioni umane si rarefanno con i drammi e gli amori, ove l'uomo si immerge avvolto da una <metafisica silenziosa post-apocalittica> proiettata verso l'ignoto alla ricerca dei segreti più reconditi dell'esistenza. L'orizzonte si espande verso l'infinito e la materia, rarefatta oltre il pensabile, si dissolve nel nulla.

Nelle opere di Maurizio Monaco il cammino degli uomini prosegue mentre lo spazio si apre silenzioso e, facendo riferimento a Niccolò Da Cusa (Cusano), filosofo dl 1400, si può affermare che "Dio è l'implicatio di tutto l'essere, l'Universo ne è l'explicatio. Tale explicatio dispersa sarebbe di per sé un "puro nulla" se Dio non vi portasse ovunque l'unità con la sua presenza e non facesse nascere la pluralità dalla sua presenza nel Nulla".

Profondi e sconvolgenti in una sorta di visione apocalittica e malinconica sono gli interrogativi che l'artista pone, nuovi quesiti le cui risposte porteranno l'uomo verso il futuro in una ... grande avventura così come afferma la legge indiana del karman applicata  all'umanità nel suo complesso, umanità non ancora libera dalle "maya" (illusioni); e questo mentre si avvertono le percezioni e le sensazioni del perpetuo scorrere (panta rei), dell'eterna "samsara" che pare evolversi verso il nulla totale.

Il secolo, che ora si è chiuso, ha ratificato la relatività dei generi espressivi, l'intrinseca plurimedialità dell'arte, l'interscambiabilità e la contaminazione dei linguaggi, e ne ha corroso le basi stesse della sua natura mediatica. È stato proclamato che tutto può essere arte e, di conseguenza, che <nulla è arte>. Dell'arte il Novecento ha celebrato la morte ma, forse, ha soltanto inteso sottrarle un serio futuro realizzato sul filo delle nuove tendenze, sul corso degli orientamenti culturali, sulla direzione intrapresa dalla Storia, al di fuori delle istanze economiche e degli interessi di piccoli gruppi.

A mio avviso, sullo sfondo di uno scenario Monaco avverte che l'umanità, elemento centrale del suo discorso anche se non appare mai ben definita, insegue tra gelide emanazioni la possibilità di svelare l'incomprensibile mistero della propria esistenza ancorata su questa terra. Le sue opere inducono a tenere il fiato inibito e ad ammirare le strutture lanciate oltre il tempo quali ponte tra immanente e trascendente. Ma il messaggio di Maurizio Monaco va oltre in una una visione globale proiettata in rarefatte atmosfere di spazi impalpabili, coesistenti e veri.

Infatti, l'artista visionariamente indaga sull'inimmaginabile estetica di un post-futuro attraverso campiture materiche ma eteree dal sapore dell'<informale>, dalle quali sembrano emergere, come reperti, immagini decontestualizzate quali simulacri archetipi di una contemporaneità leggibile solo in termini di una ipotetica fisiologia del presente.

Maurizio Monaco fa intravedere l'occasione per una meditazione estetica sulla complessità dell'umanità all'alba del terzo millennio attraverso un simbolico rimando ad un esodo sospeso tra passato, presente e futuro, realizzata in complesse architetture mentali e coglie da ciò lo spunto per un recupero globale dell'Arte in quanto tale. Le sue visioni spaziali post duemila in un'atmosfera evanescente e surreale si delineano in spazi sconfinati e immense distese desertiche, nelle quali è possibile ancora ritrovare il senso della vita; le sue sono opere, che si evolvono in composizioni silenti di un tempo irreale, tipiche di una <metafisica glaciale>. Lì l'humus corposo ed il cielo terso assistono muti all'esodo fatale: è la grande avventura dello spirito umano, caricato delle tensioni della vita trascorsa, in una fluida ascesa verso la percezione totale.

 

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"La tematica, che ha caratterizzato la prima fase della mia attività creativa tra gli anni settanta e l'inizio del decennio successivo – ha affermato Maurizio Monacoin un'intervista del critico d'Arte Berenice - era la <strumentalizzazione dell'individuo> che inserivo nel paesaggio; a quel tempo realizzavo anche ritratti e figure, ma il coinvolgimento maggiore lo raggiungevo nella creazione dei gruppi, la famiglia, la coppia … forse risentivo di una sorta di isolamento, avvertivo il bisogno di una comunità e della solidarietà. Quale artista cercavo di cogliere e, anche anticipare quello che maturava nella società e nelle persone, captandone l'essenza. Le figure, che dipingo e non ho mai abbandonato, diventano linguaggio di sensazioni istintive che, già nel descrivere, mi sembra di ridurre e banalizzare; sono consumate e rendono bene la suggestione che i tronconi di statue esposte alle intemperie, con quella loro aria di decadenza, provocarono in me. In questo ultimo ventennio la ricerca nel campo della figurazione è stata sottovalutata: i critici e le istituzioni hanno valorizzato quasi esclusivamente le cosiddette avanguardie. Gli stessi maestri della figurazione si sono rinchiusi nei loro studi senza tentare di tenere aperto un confronto dialettico per favorire l'incontro fra diversi linguaggi e contrastare questa linea unidirezionale che le mode e le correnti di pensiero dominanti imponevano alla cultura artistica pubblica. Di fatto gli artisti più giovani che hanno ritenuto di proseguire la loro ricerca con linguaggi neo-figurativi hanno lavorato,e lavorano, ma isolati. Ritengo che <fare pittura> sia cercare di trasmettere le proprie sensazioni di vita quotidiana, nello specifico le mie angosce così come il desiderio di appartenere al gruppo, alla moltitudine. L'amore è così fondamentale e capace di incidere nella vita di ognuno di noi che, finché potrò, dipingerò una coppia di amanti. Sul piano della forma,! la vita arricchisce e la forma ne trae le conseguenze, diventa più macchinosa, segnata, forse, più efficace. Nella mia pittura vi è, secondo me, il tentativo di trasmettere la sensazione di una presenza indefinita, di figura incombente, quasi di divinità; per me è comunque una sorta di fuga, di nostalgia e di ritrovamento di una presenza imperitura. C'è il bisogno di evocare i fatti culturali grandiosi, le grandi religiosità che l'arte testimonia, in modo esistenziale di interpretare la vita dall'antichità ad oggi che mi affascina. È  un'esigenza che mi propone la vita attuale, capace di svuotare, di privarci di qualunque fede (non obbligatoriamente religione). Se ci soffermiamo a pensare intuirai che non c'è più contemplazione, non si fa poesia, non c'è raccoglimento, neanche il silenzio per dipingere un quadro. Non c'è più la voglia, il tempo, le condizioni per visitare un amico. Negli anni '83/'86 tendevo ad annullare le forme conosciute per ricercare strutturazioni primordiali, quindi tendevo alla ricomposizione della forma, arricchita dalla ricerca di questa esperienza pittorica. Il notturno, con i neri, con le ombre, è stato un tema della mia ricerca: il notturno in qualche modo porta alla dissoluzione della forma e soddisfa il bisogno di materializzare nelle opere le derivazioni dirette dal lavoro di altri".

 

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Maurizio Monaco è nato a Roma il 13 febbraio del 1956.

Precocemente mostra uno spiccato interesse per la pittura e, appena tredicenne, dipinge le sue prime tele. Tre di queste, intitolate "Strumentalizzazione dell'individuo", sono esposte in collettiva a Palazzo dei Congressi di Roma; in esse si avverte una forte tensione pittorica volta al quotidiano. In questo periodo conobbe Pier Paolo Pisolini che lo spronò ad intraprendere l'avventura artistica.

Nel 1975 ha frequentato l'Accademia delle Belle Arti di Roma. Partito per la Jugoslavia, vi si stabilisce per sei mesi per studiare i graffiti delle prigioni slave. Nel 1977 ha partecipato ad alcune mostre collettive ed ha tenuto qualche personale alla Galleria "Il Sagittario 2" di Roma. Questo periodo è segnato dal dialogo con vari studiosi, che hanno poi sostenuto i suoi lavori: Dario Micacchi, Guido Giuffrè e Berenice; quest'ultima da quel momento si è attivamente interessata all'evoluzione della ricerca di M. Monaco, seguendolo nel suo iter con viva attenzione.

Nel 1980 si è impegnato nella ricerca pittorica del "Contesto Sociale". Sono anni durissimi, nei quali la sua stessa sopravvivenza è assicurata solo dall'appoggio di pochi amici appassionati d'Arte e di pochi collezionisti; sono anni di sperimentazione, fondamentali per la sua formazione, grazie ai quali si va strutturando il suo linguaggio pittorico, quella misura, quel rigore essenziale che diventeranno elemento sostanziale e vitale della sua opera futura.

Nel 1983 conobbe gli artisti Vittorio Quintavalle e Renato Guttuso, i quali manifestano interesse e apprezzamento per le sue opere. Nel 1987 si stabilì a Berlino dove potè approfondire in modo originale il suo lavoro facendo affiorare la complessa fenomenologia delle sue tematiche; lì importante è stata una sua personale nella galleria Kunster. Alcuni critici d'Arte, Italo Mussa, Ugo Moretti, Claudio Strinati, mostrano il loro interesse per la sua opera.

Nel 1990 è a Parigi dove realizza opere con tematiche caratterizzate da un'intensa suggestione, quali "Dinamica della mente" e "Oltrepassare la propria dimensione". Nel 1991 ha esposto alla galleria Rive Gauche di Parigi ed alla galleria Arlès di Lione.

Nel 1995 ha esposto a Palazzo Valentini i suoi lavori in un'ampia mostra, intitolata "La natura dell'Arte è di essere un pretesto per l'Io", a cura di Berenice che illustrò gli aspetti significativi della sua ricerca. Nel 1996 ha esposto a Palazzo Ruspoli (Fondazione Memmo) in una personale curata da Claudio Strinati, che per l'occasione scrisse un testo critico dal titolo "Emozioni d'Arte"; nello stesso anno fu invitato da Cesare Pietroiusti alla XII quadriennale di Roma.

Dal 1997 ad oggi l'artista ha ripreso a viaggiare, preferendo comunque  avere uno studio stabile a Roma, dove ha continuato a proporre le sue opere che hanno riscosso un meritato successo di critica e di pubblico, confermandogli un ruolo di protagonista nel panorama dell'Arte contemporanea.

 

Hanno scritto ed espresso pareri positivi su di lui critici ed artisti, tra i quali si annoverano: Emilo Greco, Pericle Fazzini, Renato Guttuso, Vittorio Quintavalle, Dario Micacchi, Ugo Moretti, Italo Mussa, P.P. Pasolini, Federico Fellini, Mario Bologna,G. Giuffrè, Berenice, C.R. Sciascia, F. Azzinari, Mario Schifano, Achille Pace, Ugo Attardi, Ennio Calabria, Cesare Pietroiusti, L. Lombardi, G. Cara, R. Ciatti, Maximilian Di Bella, etc.

Hanno parlato di lui e delle sue opere: Bolaffi, Comed, Elite, Flash Art, Arte, AD, Arte In,Top Art, E.N.A.P., Messaggero, Repubblica, Corriere della sera, Tempo, Le monde, Der spiegel, Report, etc. e le TV RAI 2, RAI 1, RAI 3, Canale 5, Italia 1, Teleregione, G.B.R., etc.

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